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Ecco a voi la domanda delle domande, il tarlo che tormenta la mente dei traduttori ogni giorno, il quesito che li attanaglia da sempre:

È meglio lavorare come traduttore freelance o in-house

Voglio anticiparvi che, purtroppo, non esiste una risposta giusta, sarebbe stato troppo facile. È per questo motivo che l’articolo ha l’obiettivo di presentare le due realtà sotto diversi punti di vista, in modo che ognuno possa trarre le proprie conclusioni.

Fiscalità

Iniziamo subito dall’argomento più ostico: la fiscalità. La differenza principale tra il traduttore freelance e quello in-house è che il primo è un libero professionista, mentre il secondo è un traduttore interno all’azienda, quindi un dipendente. Per questo motivo, il traduttore in-house non deve preoccuparsi di nulla, se non dei principali adempimenti fiscali da sbrigare ogni anno, al contrario del freelance che si ritroverà sicuramente a combattere contro ricevute di prestazioni occasionali, partita IVA, regimi fiscali, fatture, gestione separata dell’INPS e tanto altro. Ricordatevi che l’assistenza di un amico commercialista è sempre consigliabile!

Gestione finanziaria

La gestione finanziaria è strettamente legata al fattore fiscale. Infatti, il traduttore freelance deve tenere in considerazione che il totale della fattura non finirà tutto nelle sue tasche e dovrà essere in grado di stabilire delle tariffe adeguate alle proprie esigenze e al servizio offerto (date un’occhiata al nuovo mini-corso gratuito su come stabilire le tariffe di traduzione). Inoltre, deve saper gestire spese e costi, in quanto la sua remunerazione non è regolare, ma dipende dalla mole di lavoro ricevuto (vi è mai capitato di attendere con ansia un’e-mail da un cliente per sopravvivere a un periodo di inattività?). Il traduttore in-house, invece, è più sereno da questo punto di vista: che traduca uno o più progetti al mese, riceverà sempre uno stipendio fisso e avrà una remunerazione su base regolare che gli consentirà di pianificare in anticipo grandi spese, acquisti e investimenti.

Spazio e orari di lavoro

Avere il proprio spazio di lavoro e seguire degli orari prestabiliti sono la soluzione fondamentale per non impazzire. La giornata lavorativa del traduttore in-house inizia e finisce a orari ben precisi. In ufficio si condividono momenti sociali con i colleghi, anche solo per un caffè, e si mantiene facilmente la concentrazione. Una volta concluso l’orario di lavoro, si torna a casa lasciando i progetti da finire per il giorno seguente e si stacca completamente la spina per dedicarsi alla vita privata. La giornata del traduttore freelance, invece, non è esattamente così. Per quanto ognuno cerchi di rispettare degli orari più o meno fissi, ci sarà SEMPRE quel cliente che manda una e-mail alle sette di sera con un progetto “urgentissimo per domani mattina”, oppure quella scadenza che si avvicina inesorabile per cui bisogna lavorare anche di notte. In più, il traduttore freelance deve scegliere con cura lo spazio di lavoro: c’è chi preferisce affittare un ufficio esterno o uno spazio in un coworking, e chi predilige lavorare da casa, con le distrazioni sempre dietro l’angolo (corrieri, vicini, animali domestici, bambini piccoli, fame cronica e chi più ne ha più ne metta). Diciamocelo, a volte lavorare come traduttore freelance è davvero stressante.

Casa e famiglia

Per il traduttore in-house dividersi tra vita lavorativa e privata non è semplice. Durante la giornata, infatti, deve saper coniugare lavoro, gestione della casa e impegni familiari, come accompagnare i figli in palestra, fare la spesa, partecipare alle riunioni di condominio, etc., cercando di sfruttare al massimo ogni momento libero. Per il traduttore freelance, invece, è tutto molto più semplice. Lavorando in autonomia, segue degli orari più flessibili che gli permettono di organizzarsi secondo le proprie esigenze (se la scuola ha fissato un incontro a un orario improponibile o deve correre al supermercato perché ha il frigo vuoto, è libero di ritagliarsi due ore durante la giornata e recuperarle in un altro momento). Ecco il rovescio della medaglia: se da una parte lavorare come freelance può essere una fonte di stress, dall’altra consente invece di pianificare la giornata con serenità.

Tempo libero e vita sociale

La flessibilità è fondamentale anche nell’organizzazione del tempo libero. Anche in questo caso, il traduttore in-house è molto vincolato agli orari di lavoro e a volte può risultare faticoso portare avanti un hobby o seguire un corso in palestra. Lo stesso vale per la vita sociale, spesso coltivata solo nel weekend. Al contrario, il traduttore freelance gode di una particolare libertà, per cui può permettersi di riservare dei momenti liberi per l’esercizio fisico, corsi creativi e attività culturali, nonché per aperitivi con gli amici o pizzate durante la settimana. Questo vale anche per le ferie, illimitate e in qualsiasi periodo dell’anno (ricordate che quei rari esemplari ad andare in ferie a febbraio sono proprio i traduttori freelance). Essere indipendenti è sicuramente molto vantaggioso da questo punto di vista, ma bisogna fare attenzione a non approfittarne troppo; lavorare alle due del mattino perché si è trascorsa l’intera giornata tra caffè al bar, shopping e yoga non è molto produttivo.

Siamo arrivati alla fine, spero che questo articolo alla scoperta di alcune caratteristiche del traduttore freelance e del traduttore in-house sia stato utile. Voi che ne pensate?

Alessia Bosi
Alessia Bosi

Sono una traduttrice e una copywriter, laureata con lode in Specialized Translation presso l’Università di Bologna. Durante il percorso accademico ho frequentato due anni in Spagna per un progetto di Laurea a doppio titolo con l’Universidad de Granada, ottenendo anche due lauree spagnole in Traduzione professionale. Scrivo sul blog di EST dal 2021, occupandomi di news e risorse utili per traduttori e traduttrici alle prime armi o professionisti/e. Sono un’appassionata di traduzione audiovisiva, doppiaggio e localizzazione videogiochi e non mi perdo neanche un film Disney al cinema.

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